UN POSTO
Un tronco in mezzo a due sedie di legno, appoggiato, sospeso divide in due una parte di palcoscenico. Divide in sopra e sotto come come una barca di naufraghi nel sud del mediterraneo.
È un attrezzo antico, un ponte, il limite di un edificio in degrado in una città dell’est europeo.
Si tratta di un viaggio e quindi, come in tutti i viaggi, della mutazione di un posto, della sua importanza. La relazione col posto ci caratterizza e a volte ci rende disumani, raccontare dell’umanità che si sbriciola a contatto col posto richiama quasi sempre un tragitto. Il tragitto a volte è muto e a volte sono muti i testimoni. A volta le urla non si sentono.
Più semplicemente proponiamo un antologia di racconti, non sempre parlati, non sempre pubblicati, che hanno come filo conduttore il Posto ;
il Posto e la difficoltà di raggiungerlo, la sofferenza per rimanervi, la paura di esserne scacciati.
il Posto e la xenofobia di chi se ne impossessa, la violenza di lo vuol difendere, la chiusura dei confini.
Il Posto e l’indifferenza di chi lo abita, le regole di convivenza, la religione che ne suggella l’esistenza materiale e le aspirazioni tradite.
I titoli dei racconti inseriti nello spettacolo potrebbero essere:
Raggiungere.
Rimanere.
Via di qua.
Identità e possesso.
Difesa popolare nonviolenta o a zona?
Confini e limiti invalicabili nell’Europa di Maastricht, cartina dettagliata.
Abitare, abitudine, abito da sposa, se non stai con me ti taglio la gola.
Convivenza .
Sei agnostico ma puoi sempre guarire.
Questo spettacolo non fa ridere!
Lo so forse dovevamo dirlo prima, ma non eravamo sicuri.
Forse faremo ridere lo stesso, anche senza volere.
Interrogarsi sul senso di una dichiarazione preventiva, ad esempio, è una cosa che un immigrato clandestino legato sotto uno chassis di un camion non fa mai.
La sua condizione precaria e troppo forte e non permette questa raffinatezza.
Però può succedere il contrario, può succedere che l’uomo che vive una condizione di comodità borghese riesca a mettersi nei panni di del fuggiasco o del diseredato.
Questa finzione non è di per se rivoluzionaria, è come lo stretching fa male ma fa bene.
Sei incontri quaranta persone lungo la strada, che ti vengono incontro il tuo atteggiamento cambia.
Se ne incontri una sola, che viene dritta verso di te costringendoti a spostarti, il tuo atteggiamento cambia.
Se uscito dal casello autostradale non incontrassi più nessuno per ore, per giorni, il tuo atteggiamento cambierebbe.
Quel tronco sulle sedie è come la vista, è ciò che collega ciò che vediamo a ciò che siamo ( o meglio, crediamo di essere).
Le sedie sono uguali come le persone.